Ci sono notti in cui torbidi ed offuscati ricordi di una vita passata mi tormentano. Notti in cui il lamento di antichi compagni rimbomba nella mia testa e il dolore di un corpo che non più esiste mi fa piangere lacrime di sangue. Quale fosse il nostro destino non fu mai del tutto chiarito: rimangono i rimpianti, le colpe e le cicatrici mai sanate dentro l’animo. Una cosa però sovrasta le altre restituendo speranza e senso al vivere: la ferrea volontà di concludere ciò che l’Accordo aveva iniziato, portando così a compimento quell’unico progetto voluto e onorato dal sacrificio di veri eroi, il destino di Tharet.
Per aiutarvi a capire come tutto ebbe inizio dovrò raccontarvi la mia storia, che non può prescindere però da quella di un manipolo di eroi riuniti da una fede comune e da un destino segnato dalla sofferenza e dal sacrificio di molti. Solo oggi vi renderò partecipi di un racconto che mai più verrà replicato, solo attraverso questa flebile voce conoscerete la storia dell’Accordo di Tharet.
Solcai già queste terre di eroi ed avventurieri in un tempo lontano, ma i vostri occhi e i vostri ricordi non possono riconoscermi. Questo debole corpo e questo nome, che oggi porto con umiltà, non furono miei. Forse qualcuno dalla persistente memoria si ricorderà di me come Echeel Loereken: il mio corpo e il mio spirito, ormai trasfigurati, erano quelli di un forte e tenace mago-guerriero, la mia spada era pronta alla battaglia e la magia che mi scorreva nelle vene era potente. Si, Echeel era il mio nome e la mia vita era consacrata al bene ed alla giustizia.
Erano anni di buio e tensione: le lotte fra fazioni avverse erano cominciate, il male e il bene difficilmente si distinguevano, gli inganni e gli intrighi di esseri pronti a tutto minavano gli equilibri del mondo e gli dei sembravano essersi dimenticati delle nostre sorti. Gli eroi delle ere antiche stavano scomparendo, la grande guerra li aveva inghiottiti e dispersi e solo pochi spiriti immortali resistevano con forza e autorità sostenendo coloro che avevano uno spirito votato alla lealtà. Le gilde e le confraternite, un tempo così attente al destino delle terre conosciute, perdevano spessore ed importanza ed alcune di esse venivano soffocate dall’insorgere lento ed inesorabile del tempo rimanendo così prive di degni eredi.
Pochi sono quelli che ancora oggi possono portare con orgoglio il ricordo delle ere passate. Ma la memoria, si sa, spesso è ingannevole e succede che ciò che non doveva essere dimenticato si perda per sempre nell’oblio.
Le oscure forze di un male fino ad allora sconosciuto cominciavano ad estendersi sulla città che aveva dato alla luce eroi e meraviglie di ogni tipo. Un ombra malvagia aleggiava sulla capitale, Midia, un tempo splendida ed immortale. La Confraternita che a questa città aveva legato la propria vita, fedele al dio Gabriel, continuava a lottare, ma lentamente i suoi antichi fondatori compivano l’ultimo viaggio verso le rive celesti. Alcuni membri sembravano aver perso la speranza, altri rompevano le promesse e i voti fatti continuando per altre strade il loro eterno vagabondare. Anche le amazzoni, le antiche guerriere le cui gesta vengono ancora oggi narrate, vedevano la signora di Aryador, che fino a quel momento le aveva guidate, innalzata al cielo per provvedere ai bisogni di mondi lontani.
Alcuni luoghi maligni sembravano diventare sempre più grandi, estendendo il loro influsso verso terre selvagge ed inesplorate o a luoghi in cui il bene aveva fino a quel momento regnato. La foresta di Krall veniva invasa da arcane magie, il principe Daemion estendeva i suoi possedimenti a est di Midia, l’antica città di Arborlon veniva invasa dai demoni e nemmeno Haon Dor era più sicura. Viaggiatori provenienti dai luoghi più sperduti dell’Impero portavano solo notizie negative. Inizialmente sembravano soltanto paure sovradimensionate rispetto a quella che si pensava fosse la realtà, ma venivano confermate da storie e vicende ancora peggiori. Quel tempo antico viene ancora ricordato come l’era della morte degli dei.
Fu in questo clima teso, in cui la speranza sembrava avesse abbandonato le nostre vite, che un gruppo di eroi di diverse razze e convinzioni si unirono per darsi coraggio. Fu da uno dei nostri incontri che tutto ebbe inizio. La solitudine e l’asprezza del tempo che stavamo vivendo ci rendeva insicuri ma la comune volontà di combattere il male oramai dilagante ci rendeva forti e caparbi. Decidemmo così di riunirci in una alleanza: non avevamo feudi da difendere o eserciti da organizzare, le casate a cui il nostro sangue apparteneva si mostravano spesso restie e spaventate da questa nostra presa di posizione, negandoci spesso appoggi e sostegni.
La nostra battaglia aveva inizio. Non ci furono scontri epocali o battaglie campali, la nostra guerra era silenziosa. Nel tremendo frastuono delle tragedie riportate dai viandanti, noi ci muovevamo come felini silenziosi. Le ferite inferte ai potenti esseri, che delle tenebre facevano la propria forza, furono molte. Ma venne anche il tempo della sofferenza per tutti noi. Sfidammo infatti le tenebre di Ravenloft, per strappare una volta per tutte a Stradh il dominio di quelle terre. Subimmo pesanti perdite e lo sconforto ritornò ad invadere il nostro cuore.
Midia vedeva uno degli inverni più duri e lunghi quell’anno. E tutto accadde, come una tempesta di neve improvvisa. Ricordo ancora con commozione quel momento… Ci trovavamo in una New Thalos insolitamente tappezzata dalla neve, chiusi in un rifugio sicuro a discutere animatamente sul nostro destino e sulle possibili strategie da adottare. Eravamo rimasti in pochi: io, Echeel; Lethem Loereken, mio fratello minore, esperto ranger e membro della Confraternita di Midia; Lezia Artem, maga dai poteri straordinari; Dukfer, monaco di poche parole, agile e veloce; Benem, nano delle montagne dell’est, guerriero iracondo ma dall’animo puro; Viveka, giovane druida dell’ordine di Dryden, legata ad Alyss la Shanti da una lontana parentela ed, infine, Kyrmin, antipaladino rinnegato, divenuto chierico di Sybil.
Nel bel mezzo del nostro dibattere, quando sembrava che l’Accordo fosse arrivato troppo vicino alla rottura, una voce limpida e soave parlò al di sopra delle nostre teste: “Antichi sigilli stanno per essere spezzati e una guerra di proporzioni sconosciute si profila all’orizzonte. Non sia mai che anche l’ultima forza rimasta fedele al bene vada perduta. Il dio dimenticato, adorato da orchi e demoni, sta ritornando in questo mondo. Immonde creature sorgeranno dalle sue mani se tutto questo non verrà fermato. Mando sopra di voi la mia benedizione, da oggi nuova speranza sorreggerà la vostra volontà e nuovo vigore avranno le vostre anime.”
Quel dio ignoto parlò ancora mostrando ai nostri occhi meravigliati il male e le sue terribili manifestazioni. Non ci disse mai il suo nome, ne la ragione di quella sua scelta di rivelare proprio a noi la sua presenza e il suo volere. Decidemmo di chiamarlo Tharet, ovvero Nuova Speranza nell’antica lingua dei popoli dell’est, usando così le stesse parole con cui si era presentato: “ …da oggi nuova speranza sorreggerà la vostra volontà…”
Mani invisibili consegnarono a Kyrmin un pugnale di fattura celeste con cui l’alleanza fu sancita da un patto di sangue. Parte della nostra essenza vitale fu mischiata al soffio creatore di quel dio, che impresse il nostro sacrificio in una sfera di vetro azzurro in mio possesso. Quell’essere divino si era affidato a noi con così grande slancio, da legare la sua immortale vita alla nostra pochezza esistenziale. Qualora tutto fosse caduto e la nostra morte fosse sopraggiunta, quella sfera anonima avrebbe reso senza tempo la nostra missione, il nostro destino. Divenni il Portatore dell’Accordo di Tharet, il garante dei patti di New Thalos.
La nostra missione acquisiva nuova forma. Il nostro viaggio si dirigeva spedito verso il santuario del Dio dimenticato dove gli antichi sigilli, che Dryden aveva posto per mantenere gli equilibri del mondo, si stavano indebolendo. Incontrammo irti ostacoli, ma arrivammo salvi alla nostra meta.
Nessuno si aspettava un nostro attacco e le guardie del tempio, grossi e deformi orchi, furono eliminate senza pietà. Affrontammo i corridoi del santuario dove lugubri statue animate ignoti incantesimi si batterono contro di noi. Fu solo grazie ai nuovi poteri ricevuti da Tharet che riuscimmo a sopravvivere a lungo. Ma lo scontro peggiore doveva ancora avere inizio. Una voce diabolica esplose nelle nostre orecchie, come un tuono nella notte o l’esplosione di un incantesimo di disintegrazione: aveva il suono tagliente di mille lame e la terribile profondità degli abissi più oscuri.
“Abbandonate ogni speranza, mortali! La mia maledizione vi colpirà e vi inseguirà per l’eternità: non potrete nulla di fronte al mio potere. Le mie schiere e i miei eserciti saranno richiamati contro di voi: le mie evocazioni porrà fine al vostro esistere! Il mio ritorno è già stato deciso…”
A quelle parole fu difficile resistere, ma la nostra fede non vacillò. Mostri immondi apparvero ai nostri occhi, il male mostrava il suo vero volto e i ricordi di quei momenti si accavallano rendendosi indistinguibili. Ciò che a noi più fece sgomento fu l’apparizione di un servitore mostruoso: un essere diabolico riempì l’enorme sala sotterranea. È difficile descrivere quello che vedemmo quella notte, sembrava che una mano distaccata da un corpo titanico si dibattesse in gemiti di vita propria.
Non ho ricordi precisi di quello che avvenne. La vita si susseguì alla morte in un tempo interminabile. La battaglia sembrò durare anni in un susseguirsi di dolore e di sangue. Di simili evocazioni ne avevamo affrontate certo, ma solo con l’aiuto di Iarek, il maestro dei Barbari, che da qualche anno si rifiutava ormai di partecipare a qualsiasi lotta di fazione o quello di Elnogh, che con la sua spada, dono di Sybil, manteneva l’equilibrio tra le forze avverse.
Riuscimmo infine ad abbattere quell’abominio. Quel potere malvagio, così temuto da Tharet, si indebolì e i sigilli che erano stati posti sul suo santuario resistettero. La voce che prima aveva fatto tremare le nostre ossa ci giunse alle orecchie con tentatrice calma e sibillina falsità: “Il mio potere può essere vostro! Per sempre si canteranno le vostre storie e città porteranno il vostro nome per l’eternità. Se questa sarà la vostra scelta, grande sarà il vostro potere… Se perseguirete nelle vostra missione, per voi ci sarà solo la mia eterna maledizione!”
Non badammo a quelle parole, ma un soffio di male si insinuò nelle mente di uno dei nostri.
Tornammo a New Thalos dopo aver recuperato le reliquie del santuario. Ci impadronimmo di un enorme cerchio di ferro apparentemente indistruttibile e dei sigilli del dio malvagio di cui divenimmo i custodi. Tharet riapparve e ci vincolò ad un patto: avremmo difeso i sigilli con la nostra vita e li avremmo portati con noi per sempre. Con un vento caldo e leggero forgiò 7 oggetti, chiamati Ekethes, al cui interno erano custoditi i sigilli che incatenavano il dio oscuro. Io ebbi in custodia Rhayel, la corona dell’Ekethes.
Le cose sembravano essersi sistemate. Certo, la guerra non era ancora finita e i tempi difficili non erano passati ma quella vittoria aveva ridato coraggio a tutti coloro che ancora speravano.
Accadde qualcosa di inaspettato. Uno dei 7 di Tharet ruppe l’Accordo, attratto dalla tentazione di quel male che fino a quel momento aveva combattuto e gli eventi caddero nuovamente nella disgrazia. Non sappiamo chi fu a scatenare questa tragedia, il suo nome è tuttora celato. Il nostro tormento era iniziato…
Uno ad uno cademmo in imboscate e morti violente distrussero la serenità che avevamo conquistato, il fato ci colpì alle spalle, come un assassino invisibile e letale: la maledizione si era avverata.
Non ricordo molto di quella che fu la mia fine. Ricordo solo il dolore della tortura, visioni rosso sangue e volti malvagi. Tutto si spense e il sonno della morte inondò ciò che rimaneva del mio corpo in un lento e freddo abbraccio. Quello che pensavo fosse il mio ultimo viaggio aveva inizio, la morte infine era sopraggiunta.
Sembrava la fine ed invece era solo l’inizio. Ci fu come un sogno in cui Tharet mi rivelava che a causa del legame creato con le nostre vite e la rottura dell’Accordo la maledizione aveva imprigionato anche lui alle tenebre eterne. Una parte del suo potere sarebbe però sopravvissuto nella sfera del giuramento.
Ma il sonno della mia morte non doveva essere eterno, non ancora almeno. Qualcuno mi richiamò dalla morte. Quel tempo malvagio era ormai passato e una nuova era si apriva ai miei occhi: il mondo era diverso e anche io mi ritrovai in un corpo non mio. Anche la mia nuova natura rispecchiava ciò che dovevo essere: un umile servitore, uno spirito di giustizia. Un erede della mia antica casata, Durin Loereken, era riuscito dopo un lungo peregrinare a recuperare Ker’el, il pugnale che Tharet aveva dato a Kyrmin,insieme all’antico Ekethes di cui ero custode e alla sfera in cui erano state unite le nostre essenze vitali a quella di Tharet. Fu quella che rese possibile il mio ritorno. Il potere di quell’oggetto mi diede nuovo vigore e nuovi poteri. Ero l’unico, l’ultimo, sopravvissuto. Tharet poteva contare solo su di me. Durin, mio unico erede aveva permesso la mia liberazione, le altre casate erano invece state spezzate, rese prive di eredi.
Perché io? Per quale motivo? Non ero ne il più saggio ne il più coraggioso, non avevo legami particolari con Tharet e ora mi ritrovavo ad avere la responsabilità di cercare e ritrovare gli Ekethes ed assegnarli a nuovi custodi. Porre rimedio al tradimento commesso da uno dei 7 e liberare quell’essere che ci aveva sostenuti sarebbe stato ancora più complesso.
Mi fu dato un nuovo nome, Ranek, che deriva da Ran’ekel, ovvero Colui che Ritorna. Il ricordo di ciò che ero rimarrà solo dentro di me.
Non so cosa dovrò affrontare in questo nuovo viaggio, in questa rinnovata vita. So solo che nuovi compagni e nuovi nemici mi attendono. Ho trovato un gruppo di avventurieri ed eroi che rispecchiano molto lo spirito dei miei antichi compagni, un gruppo di cavalieri che in futuro, posso già immaginarlo, non verranno più dimenticati.
Cosa ci porterà il Destino?
Note
1) Il periodo descritto nella storia iniziale corrisponde ad un arco di tempo in cui TS2 stava perdendo molti giocatori. Molti Admin se n’erano andati e rimaneva soltanto Gabriel e pochi immortali volenterosi, per quello l’ho chiamata Era della morte degli dei. TS2 a parer di molti correva il rischio di perdere la propria identità: fu un momento difficile.
2) I 7 di Tharet erano tutti pg secondari di alcuni giocatori che conoscevo, con cui praticamente si giocava Rpg. L’Accordo venne infranto quando smisero tutti di giocare e molti dei pg citati furono cancellati o andarono perduti nei vari passaggi di server avvenuti. Echeel Loereken fu cancellato quando smisi di giocare con Elnogh.
3) Alcuni fatti narrati si riagganciano agli avvenimenti di un lungo arco di tempo: l’inserimento di alcune zone, la quest fissa di Morrowindl, l’abbandono di personaggi principali. Molte cose sono citate e non approfondite. Come sapete però sono uno che parla spesso “dei tempi andati”
4) Echeel rinasce a nuova vita con il nome di Ranek e il corpo di uno spirito, di un Brownie. I nuovi poteri acquisiti serviranno per adempiere alla sua missione. Il resto della storia lo scriveranno gli eventi futuri.
La descrizione di Ranek e’ questa:
Un’aurea sconosciuta si dimena nell’aria: Ranek, l’ultimo dell’Accordo, e’ qui. Il destino di Tharet e’ nelle sue mani: quello che fu spezzato verra’ ricostruito!
Alcuni oggetti che indosso:
Sulla testa: Rhayel, la Corona dell’Ekethes. (Rhayel, l’Ekethes di Tharet appartenuto a Echeel, è qui nella polvere)
Tenuto: Il Destino di Tharet (Una piccola sfera di vetro azzurro giace per terra…)
Impugnato: Ker’el, la lama del sacrificio (Un antico pugnale forgiato dagli dei e’ per terra… Osservando la lama azzura riesci a riconoscerne la provenienza: e’ il segno dell’alleanza e del sacrificio di Tharet!)
Sulla schiena: lo Borsa dell’Accordo (Una piccola borsa ricamata dall’aspetto antico e’ ai tuoi piedi. Ne sei sicuro, la fine realizzazione e’ sicuramente dei maestri conciatori di New Thalos!)
Al collo: il Medaglione dei Loereken (Un medaglione con il simbolo della casata dei Loereken e’ qui. )
All’orecchio: Onam, la Reliquia della Vittoria (Un pendente a forma di mano risplende per terra. In caratteri minuscoli sono incisi i nomi di 7 antichi avventurieri)
Spero vi sia piaciuta...
Ranek
Il destino di Tharet
Storie, di giocatori, fatti, quest, strettamente RPG
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